Microbioma, ambiente e salute: la nuova frontiera del benessere

Il microbioma è interprete fondamentale nell’interazione ambiente-salute e costituisce un ulteriore

parametro nello sviluppo di modelli di valutazione del rischio.

Lo dimostra uno studio condotto dal Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e

dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno e pubblicato sulla rivista internazionale Nature

Communications

Il corpo umano è abitato da miliardi di batteri che costituiscono una inesauribile fonte di potenziali attività per

il nostro organismo.

In particolare, il microbioma intestinale viene a contatto, metabolizza e trasforma tutta una serie di composti

chimici che possono avere diverse origini (ad esempio nutrienti, farmaci, contaminanti ambientali). Tuttavia, il

modo in cui i microrganismi intestinali rispondono all’esposizione all’inquinamento ambientale è stato ancora

poco esplorato.

La Campania è stata attenzionata negli ultimi 15 anni per le vicende legate alla “Terra dei Fuochi” e

all’inquinamento ambientale relativo a particolari aree della Regione.

Per tale problematica la Regione Campania ha promosso e finanziato, nel corso degli anni, diversi interventi,

tra cui il Piano Integrato Campania Trasparente (https://www.campaniatrasparente.it),  uno studio innovativo

e pionieristico che prevede il monitoraggio dei suoli, delle acque, dei prodotti agro-alimentari ed il

biomonitoraggio sulla popolazione residente mediante la conduzione dello Studio di Esposizione nella

Popolazione Suscettibile (SPES – http://spes.campaniatrasparente.it).

L’obiettivo di SPES, promosso dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno in collaborazione

con l’IRCCS G. Pascale di Napoli, è valutare la relazione tra inquinanti ambientali (Metalli pesanti, IPA, PCB,

Diossine, ecc) e salute in Campania, misurando in maniera sistematica i biomarcatori di esposizione, di effetto

o danno nei fluidi biologici, al fine di verificare eventuali differenze di rischio e/o di salute fra residenti nelle

diverse aree territoriali campane.

In uno studio recentemente pubblicato sulla rivista internazionale Nature

Communications (https://rdcu.be/dI6BG), viene preso in considerazione un sottogruppo di 359 soggetti della

coorte SPES, per valutare l’impatto dell’esposizione all’inquinamento sulla composizione del microbioma

intestinale e sulle sue potenziali funzioni.

La ricerca, condotta dal Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dall’Istituto

Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, evidenzia come in soggetti provenienti da aree a diverso

impatto ambientale si osservi un diverso incremento nell’intestino dei geni microbici legati alla degradazione

e/o alla resistenza agli inquinanti.

In particolare, l’esposizione ai metalli pesanti promuove anche nel microbioma intestinale lo sviluppo di

antibiotico-resistenza. Infatti, in letteratura, è riportato che la resistenza ai metalli e quella agli antibiotici

sono fenomeni spesso correlati, in quanto i geni coinvolti sono gli stessi o sono localizzati in punti vicini del

genoma microbico.

Questo studio rappresenta una ulteriore evidenza dell’affascinante processo di co-evoluzione del microbioma

intestinale con l’uomo. I nostri microrganismi si adattano alle condizioni ambientali a cui siamo esposti e i

contaminanti ambientali spingono le nostre popolazioni microbiche ad attrezzarsi per degradarli. Sarebbe

interessante sfruttare queste capacità dei microrganismi per promuovere meccanismi di adattamento

dell’uomo a situazioni di rischio ambientale. Danilo Ercolini, Direttore del Dipartimento di Agraria e

Responsabile Scientifico della Task Force di Ateneo per gli Studi sul Microbioma dell’Università degli Studi di

Napoli Federico II.

Lo studio del microbioma rappresenta un innovativo approccio nell’ambito delle correlazioni ambiente, cibo,

salute. L’alterazione di questi batteri, che costituiscono il 3% del corpo umano, risulta responsabile di varie

malattie tra cui obesità, patologie croniche degenerative e immunitarie. Studiare i fattori che influenzano la

composizione di oltre 10.000 specie di batteri che ospitiamo, ci porta a sviluppare nuove strategie di profilassi

e terapeutiche dichiara il Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno,

Antonio Limone.

Lo studio è stato svolto nell’ambito del progetto Linking environmental pollution and gut microbiota in

individuals living in contaminated settlements, finanziato dal Ministero della Salute (Ricerca Finalizzata 2016

– Linea Giovani Ricercatori – GR-2016-02362975), la cui responsabile scientifico è Francesca De Filippis, ora

professore associato di Microbiologia al Dipartimento di Agraria.